Meridiani Reazioni Int’l - “ila ahibba’i fi filastin / per i miei cari in Palestina tastami’una al-an ila ughniyyati madinati rawabi / state ascoltando la canzone della città di Rawabi ma’a tahiyyati ilham al-madfa’i / con i saluti di Ilham al-Madfai”

Inizia così la ‘canzone di Rawabi’ (روابي اغنیة’ ughniyyat rawabi’), di Ilham al-Madfai, noto anche come il Beatle di Bagdad. Al-Madfai è un musicista iracheno famoso in Medio oriente per aver mescolato il sound occidentale con il ritmo della musica irachena. Rawabi invece è la città palestinese del futuro.

Rawabi in arabo significa ‘colline’. La città infatti è situata su un’altura nella zona A della Cisgiordania, area sotto pieno controllo dei palestinesi. Distante 9 km da Ramallah, 20 km da Gerusalemme e 40 km da Tel Aviv (nei giorni di sole dalla città si può arrivare a vedere il mare), Rawabi è la prima città ad essere stata costruita ex novo in Palestina. Una volta terminata potrà ospitare 45.000 persone che abiteranno i 23 quartieri previsti dal progetto.

Rawabi è stata progettata secondo i dettami dell’urbanistica moderna e prestando molta attenzione al rispetto dell’ambiente. Ospiterà un teatro da 850 persone, un anfiteatro da 20.000 posti e ci sarà un grosso centro commerciale. È prevista anche la costruzione di scuole e di un parco dove verrà realizzato un campo da calcio (che è possibile ammirare già facendo un tour virtuale nell’area).

I lavori sono iniziati nel 2009 ma per ora sono stati portati a termine solo i primi due quartieri della città. Per la fine del 2013 gli ingegneri sperano di poter far alloggiare a Rawabi almeno 3000 persone. “I soldi ci sono – spiega l’imprenditore palestineseamericano e ideatore del progetto Bashar al-Masri – i ritardi sono dovuti all’ostruzionismo di Israele”.

Il futuro del progetto dipende dalla volontà del governo israeliano di garantire il permesso di costruire strade che colleghino la città al resto del paese. L’unica strada, temporaneamente concessa da Gerusalemme per raggiungere l’area, è a due corsie ed è appena sufficiente per la costruzione di Rawabi. Con una sola via di accesso non sarà possibile gestire il traffico in entrata e in uscita di 45.000 persone.

Un’altra questione su cui Israele potrebbe interferire è quella dell’acqua. Gli israeliani sono gli unici a poter garantire il pieno sostentamento idrico alla città. “Questo progetto dipenderà molto da come si evolveranno i rapporti tra Israele e Palestina – sostiene alMasri – se saranno tesi, ci dovremo preoccupare. Altrimenti sarà perfetto”.

Per ora comunque i lavori di costruzione della città hanno conciliato gli interessi israeliani con quelli dei paesi arabi coinvolti nel progetto. A facilitare il miracolo sono stati soprattutto i dollari provenienti dal Qatar (che finanzia 2/3 del progetto). Infatti una parte di questi soldi è stata spesa per comprare materiale e servizi da imprese israeliane.

La scelta di investire i dollari qatariani in Israele ha suscitato malcontento tra i palestinesi, che avrebbero preferito boicottare i prodotti provenienti da Gerusalemme.

Masri è stato etichettato come un collaboratore di Israele dal sito web Electronic intifada, ma l’imprenditore si è difeso sostenendo che non c’è nessuna casa in Palestina costruita senza il cemento israeliano.

Con 600 milioni di dollari investiti per la costruzione della città, che si vanno a sommare ai 400 milioni investiti a ottobre dall’emiro del Qatar al-Khalifa a Gaza, Doha si conferma il campione indiscusso della causa palestinese Rawabi, Rawabi, o mia amata o mio paese (rawabi, rawabi, ya ahabbibti ya baladi) canta alMadfai nel ritornello. Ma la sua amata è ancora lontana dal diventare realtà.

 

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